mercoledì 17 dicembre 2008

Genesi della scoperta scientifica: Albert Einstein

"Quando mi fu chiesto" confessò a un amico, "perché proprio io avevo scoperto la teoria della relatività, mi sembrò che ciò era dovuto alla seguente circostanza. L'adulto normale non si preoccupa mai dei problemi spazio-temporali. Tutto ciò che c'è da pensare al riguardo, a suo parere, è stato già pensato nella sua prima infanzia. Io, al contrario, mi sono sviluppato così lentamente che ho cominciato a pormi domande sullo spazio e sul tempo soltanto quando ero ormai un adulto. Di conseguenza, ho studiato il problema più a fondo di quanto avrebbe fatto un bambino comune". Non si potrebbe essere più modesti, né definire l'intuizione con maggiore semplicità. (tratto da Arthur Koestler, L'atto della creazione, Ed. Astrolabio, pag.165)

Non manca mai di stupire questo suo totale disinteresse per recitare il ruolo di genio, che i mass media erano ansiosi di attribuirgli!

venerdì 28 novembre 2008

"La fortuna favorisce una mente preparata": Louis Pasteur


Nella primavera del 1879, Pasteur - che aveva allora 57 anni - stava studiando il colera dei polli. Aveva preparato colture del bacillo, ma per qualche ragione interruppe questo lavoro e le colture restarono senza sorveglianza in laboratorio per tutta l'estate. All'inizio dell'autunno, però, riprese i suoi esperimenti. iniettò il bacillo a diversi polli, ma inaspettatamente non ebbero che una lieve malattia e poi guarirono. Pasteur concluse che le vecchie colture si erano guastate, e ricavò un'altra coltura di bacilli virulenti presi da polli colpiti da una nuova epidemia di colera. Comprò anche al mercato una nuova partita di polli e iniettò la coltura fresca sia ai nuovi che ai vecchi. I polli recentemente acquistati morirono tutti nel tempo dovuto, ma, con sua grande sorpresa, i vecchi polli, a cui in precedenza era stata iniettata la coltura inefficace, sopravvissero tutti.
Un testimone oculare ha descritto la scena che ebbe luogo quando Pasteur fu informato di questo fatto curioso. "Restò silenzioso per un minuto, poi gridò come se avesse avuto una visione: 'Non vedete che questi animali sono stati vaccinati!". (1)

La scrittura di Pasteur reperita on line in più versioni, non ha molto a che fare con quella analizzata da Moretti nel volume "I Grandi dalla scrittura": notevole contenimento delle larghezze di lettere e tra lettere per favorire la memoria e l'osservazione della realtà, slancio verticale (intenso dialogo interiore), spirito di iniziativa (Angoli A) e grande tenacia (Angoli B), forte disposizione al controllo (Contorta) fanno sì che la sua famosa affermazione "La fortuna favorisce una mente preparata" senz'altro sia a lui applicabile: è vero che dispone di potenti intuizioni (Disuguale metodicamente) ma è altrettanto vero che lavora in modo instancabile per creare situazioni sperimentali che possono confermare o smentire le sue intuizioni.

1. Arthur Koestler, L'atto della creazione, ed Astrolabio

venerdì 7 novembre 2008

Genesi della scoperta scientifica: Michael Faraday
























"Il pensiero di Faraday era quasi completamente visivo e sorprendentemente alieno dalla matematica. Egli non era portato per la matematica, né aveva ricevuto un'istruzione formale in questa materia che ignorava completamente, a parte i più semplici rudimenti di aritmetica. Eppure poteva 'vedere' le tensioni che circondavano i magneti e le correnti elettriche visualizzandole come curve nello spazio, e coniò la frase 'linee di forza' per designarle. (...)
Faraday vedeva l'intero universo come composto di queste linee di forza e vedeva la luce come una radiazione elettromagnetica. Le sue intuizioni puramente immaginarie portarono non a semplici teorie ma a risultati pratici, compresa l'invenzione della dinamo e del motore elettrico.
Nel 1881 Hermann von Helmoltz, uno dei più grandi fisici matematici del suo tempo, rese omaggio al genio di Faraday, nel discorso in memoria dello scienziato:

"E' quanto mai strabiliante considerare il gran numero di teoremi generali, la cui deduzione metodica richiede le più elevate capacità di analisi matematica, da lui scoperti grazie a una sorta di intuito, con la sicurezza dell'istinto, senza l'ausilio di una sola formula matematica."(1)






















La scrittura di Faraday, effettivamente, dimostra poca attitudine alla matematica. Ciò che colpisce, trattandosi di un fisico, è la notevole indeterminatezza della scrittura a livello formale (Gettata via). Quindi la mente lavora principalmente tramite l'intuizione concettuale (Disuguale metodico, Triplice larghezza con larghezza tra parole disomogenea) e l'immedesimazione affettiva (Pendente, Filiforme), alternando a questi momenti di adesione improvvise contorsioni (Contorta), che implicano controlli bruschi. Questo movimento di controllo appare il principale richiamo alla concretezza oggettiva.
La scrittura è assai oscura, quindi difficilmente il controllo può vertere su dati oggettivi, intesi come materia prima di lavoro di un fisico sperimentale. Forse questo spiega perché percepisse soprattutto correnti energetiche, in quanto la personalità appare più dotata in senso sensitivo e telepatico (Filiforme, Pendente).


1. Larrey Dossey, Alla ricerca dell'anima, Sperling & Kupfer Editori

lunedì 15 settembre 2008

Missing: Giovanni Luisetto
























A molti di quelli che hanno approfondito la storia della grafologia morettiana appare non comprensibile la ragione per cui la possente visione psicolog
ica e grafologica elaborata da
M
oretti, alla morte del fondatore si è trovata spaccata in due: da una parte l’affascinante
aspetto organizzativo e didattico, che ruotava intorno alla grande anima del padre Lamberto Torbidoni e all’Istituto G. Moretti di Urbino; dall’altra l’affascinante aspetto legato alla potenza psicodiagnostica del metodo morettiano, incarnato dalla grande anima del padre Giovanni Luisetto, che è rimasto sempre estraneo alla vita didattica dell’Istituto stesso. E nonostante il fatto che i due nutrissero una profonda stima reciproca, va dato atto del fatto che rappresentavano due realtà della grafologia morettiana che, per qualche strano motivo ancora misterioso, via via che passavano gli anni restavano in modo sempre più evidente totalmente scisse.

In pratica si è verificato il fatto che, nonostante Moretti stesso avesse individuato in Luisetto il maggior conoscitore del suo metodo, a Urbino giravano insistenti voci di corridoio che sostenevano che, in realtà, le analisi grafologiche di padre Luisetto, così devoto al Moretti, fossero un po’ sballate. Sull’altro fronte le battute erano altrettanto drastiche: Luisetto, se interrogato in merito, non si curava di sfumare la sua netta opinione secondo cui a Urbino veniva insegnata la grafologia da persone che non avevano una reale competenza in merito.

Comunque siano andate le cose, ci troviamo ora di fronte ad un vero colpo di spugna: l'eliminazione di tutte (con l'unica eccezione del Trattato) le introduzioni di Giovanni Luisetto dalle ristampe dei libri di Moretti.

Non so proprio quale sia la versione ufficiale di un fatto che si presenta chiaramente come l'oscuramento definitivo di quello che Moretti considerava, sotto moltissimi aspetti, il suo erede.
Dato l'interesse storico e psicologico di quelle introduzioni, si tratta di una grossa perdita di cultura grafologica morettiana. Quindi non è un operazione limitata al semplice oscuramento di una persona, sia pure così significativa nella storia della grafologia morettiana, ma si tratta della creazione artificiosa di un vuoto per cancellare definitivamente il patrimonio personale di conoscenze che deteneva.

giovedì 28 agosto 2008

Telepatia, chiaroveggenza e simili: Edgar Cayce

























Dal mondano Hanussen, sempre affamato di soldi, sesso e notorietà, passiamo al mistico Cayce, la cui missione era "Poter rendere manifesto l'amore di Dio per l'uomo".

Edgar Cayce (1877-1945), famoso chiaroveggente americano, dava le sue comunicazioni telepatiche, o medianiche, entrando in uno stadio di trance molto profondo. Le sue letture più sbalorditive erano quelle di carattere medico in quanto, senza nessuna cultura specifica in merito, era in grado di fare diagnosi molto precise e fornire dettagliate indicazioni terapeutiche usando un linguaggio estremamente tecnico, tanto da meritarsi elogi in un articolo del New York Times.
La sua incredibile capacità diagnostica e terapeutica, di natura paranormale, è ampiamente documentata.
Ma ... come faceva? Con che cosa entrava in contatto?
























Guardando la firma di Cayce, appare esattamente il tipo l'opposto di Hanussen, in quanto ciò che lo caratterizza è una spiccata funzione intuizione (forte Disuguale metodicamente, Slanciata) unita ad una evidente focalizzazione molto, molto settoriale (Stretta di lettere).
In effetti le sue prodigiose canalizzazioni erano proprio di questo tipo: una puntigliosa, dettagliata definizione medica (intesa come padronanza linguistica tecnica) in merito ad uno specifico caso, ma non teorizzazioni o comprensioni che fossero in alcun modo generalizzabili, e quindi di un qualche valore al di fuori del singolo.
Misteri e prodigi della mente umana!

sabato 12 luglio 2008

Telepatia, chiaroveggenza e simili: Erik Jan Hanussen


Come ho letto da qualche parte, sbalorditive qualità telepatiche dovrebbero reggersi o su una straordinaria funzione sensazione o su una straordinaria funzione intuizione. Le due funzioni, ovviamente, procedono in modo opposto, eppure entrambe consentono di individuare interessanti caratteristiche di personalità nella scrittura di coloro che hanno a che fare con il paranormale.
Purtroppo dei più famosi personaggi del secolo scorso che hanno catalizzato l'attenzione sui fenomeni psichici, a livello grafologico si riesce a trovare ben poco. Ma dato l'estremo interesse dei soggetti che vado a presentare, personalmente mi accontento anche di gettare uno sguardo sulla loro firma.

E allora parto con Erik Jan Hanussen (Vienna 1889- Berlino 1933): sguardo magnetico capace di ipnotizzare, eccezionale prestigiatore, sensitivo, veggente, rabdomante, astrologo e grafologo, anche se non interessato all'analisi di personalità (troppo banale) ma al destino umano.

Hanussen ha un talento naturale, ma anche studia con grande impegno la sua materia, in modo da trarre il massimo effetto dalle sue rappresentazioni. Prima sconfina con la ciarlataneria, poi diventa un abile prestigiatore; ma è innegabile anche la sua capacità di medium, di entrare in contatto con qualcosa e di effettuare, sulla base di questo contatto, previsioni o letture psichiche. Hanussen, un po' come Rasputin, a cui è stato spesso paragonato per l'intreccio della sua storia personale con i grandi potenti dell'epoca, riesce a diventare così professionale nelle sue esibizioni, da creare per sé grande fama, moltissimi soldi, veramente esagerati, intense attività di manipolazione sessuale, grazie alle quali attira ancora di più a sé quanti erano in cerca di emozioni forti, amicizie potenti e pericolose (i nazisti) che alla fine gli si ritorceranno contro.

Va da sé che la prestidigitazione richiede grande capacità di osservazione e grande memoria materiale; anche la capacità di effettuare straordinari numeri da "indovino" richiede una memoria in grado di ricordare un elevatissimo numero di trucchi e di combinazioni. In tutte questa capacità siamo tranquillamente entro l'ambito di una funzione sensazione fortemente sviluppata (Accurata, Stretta tra lettere), ipotesi che appare confermata dall'esame della firma.
E la chiaroveggenza?
Hanussen sapeva che le sue "trance" non erano solo un fenomeno da baraccone: c'era un potere reale, che tuttavia, sfuggiva al suo controllo.
Dal punto di vista junghiano, mentre la funzione sensazione era perfettamente articolata e sotto controllo, quella intuizione, essendo quella inferiore, poteva consentirgli eccezionali "centri" o grandi illusioni.
Però l'intuizione scattava in risposta alla sua capacità di vedere, in modo fotografico, tutta la realtà che aveva intorno. E' chiaro che la capacità di vedere tutto, ma veramente tutto il mondo materiale che si ha intorno, compreso il corpo emotivo più denso e perciò più inquietante (scrittura Marcata o Grossa), quello che di solito tendiamo a sfumare perché non lo reggiamo, permette di sviluppare una capacità di agganciare alla realtà più materiale la funzione opposta: l'intuizione, tramite la quale appare il mistero, cioè l'altro volto del reale, quello legato al divenire, che le apparenze più concrete nascondono.

(La seconda foto è tratta dal libro di Mel Gordon, Il Mago di Hitler, Oscar Mondadori)

domenica 29 giugno 2008

La Divina Eleonora


Eleonora Duse ( 1858-1924) è la "divina" per antonomasia, oggetto di fanatismi, dovunque accolta da ovazioni, coperta di omaggi, inseguita da tributi deliranti.

"Cos'ha di unico e speciale? Non una bellezza travolgente o una sensualità selvaggia o un corpo che fa fantasticare in quanto tale. Piuttosto è pallida e mingherlina, col viso privo di trucco (non ne portava mai, né in scena né fuori) scavato in lineamenti irregolari e incerti. Eppure emana il senso conturbante di un "altrove". E' un'anima riflessa nel volto, soprattutto negli occhi immensi, che pescano bagliori in zone misteriose. Ed è un talento interpretativo modernissimo, non solo per l'assenza di retorica e l'essenzialità del gesto, peculiarità inconsuete in un'epoca di recitazioni appariscenti e declamatorie, ma nella capacità di metamorfosi che di volta in volta la rende meravigliosa o perfida, spiritata o carnale, decrepita o bambina, casta come Ofelia e soave come Desdemona oppure feroce come una belva, secondo quanto narrano le cronache della Teresa Raquin di Zola, suo primo, grande trionfo a Napoli. 'Essere' il personaggio: questo era la Duse. Diventarlo non cogliendone l'esteriorità, ma ricreandolo con originale verità poetica, secondo un metodo vicino a quello di Stanislavskij e su una linea volta al futuro, la stessa che avrebbe condotto all'Actor's Studio e ai massimi attori del cinema americano degli ultimi decenni del Novecento."

Così scrive la giornalista Leonetta Bentivoglio nel quotidiano La Repubblica (1 giugno 2008), che presenta un ritratto della Duse estremamente concordante con quanto emerge dall'analisi della grafia, dominata dal segno Slanciata. Quindi siamo di fronte ad un'intensa e irruente fusione delle due dimensioni cuore e mente, unita ad un'eccezionale originalità espressiva (Disuguale metodicamente, Angoli A). La personalità, inoltre, è caratterizzata dalla capacità di effettuare analisi immediate (Staccata a tratti) e conseguenti adattamenti repentini (Veloce, Slanciata, Recisa), che le consentono un'azione efficacemente coordinata a quella degli altri interpreti presenti in scena.
Il complesso dei segni dati determina l'attitudine per tutti i ruoli espressivi intensi e attivi, oltre che stroncanti (difficile concepirla, ad esempio, in ruoli femminili passivi o dolci) in cui l'espressione viene accentuata dall'emotività e dalla sicurezza esteriore (Ricci del soggettivismo molto marcati).
Il fortissimo dinamismo che la caratterizza, all'insegna della semplificazione sostanziale delle tematiche psicologiche rappresentate, da cui si deduce l'impossibilità di rappresentare ruoli diversi da quel nucleo passionale che appartiene alla sua natura, corrisponde ad una caratteristica che appartiene agli attori del cinema moderno, che necessita di adattamenti rapidi, impulsivi e complessi, e di una notevole indifferenza nei confronti delle forme espressive consolidate.
Datata, invece, risulta l'accentuazione della marcatura grafica, che non appartiene al gusto moderno di sentimenti espressi con vivacità, ma non troppo caricati a livello emotivo e volitivo.

domenica 15 giugno 2008

Il Divo Giulio



Impossibile descrivere brevemente Giulio Andreotti.

Meglio citare Beppe Grillo, che ha efficacemente sintetizzato la complessità del personaggio in questo modo:
«Non sapremo mai la verità su Andreotti, la sapremo quando morirà e gli toglieranno la scatola nera dalla gobba...»

Oppure Oriana Fallaci:
"L'intelligenza, perbacco se ne aveva. Al punto di potersi permettere il lusso di non esibirla. A ogni domanda sgusciava via come un pesce, si arrotolava in mille giravolte, spirali, quindi tornava per offrirti un discorso modesto e pieno di concretezza. Il suo humour era sottile, perfido come bucature di spillo. Lì per lì non le sentivi le bucature ma dopo zampillavano sangue e ti facevano male."

Paolo Sorrentino, regista del film "Il Divo", dedicato appunto ad Andreotti, dichiara ad un giornalista di Repubblica:
"Il personaggio racchiude in sé tre elementi affascinanti: la forza simbolica dell'uomo di potere, quella reale di uno che ha segnato cinquant'anni di storia italiana e poi una complessità psicologica formidabile."
"Davanti al progetto di un film su di lui non appariva né seccato né lusingato. Si schermiva con frasi: 'Meglio lo facciate dopo la mia morte'. Mi è apparso assai poco interessato a quanto avevo da dirgli. E moderatamente interessato a quello che mi diceva. La mia impressione è che, sotto l'apparente modestia, nutra un forte complesso di superiorità. Non tratta nessun interlocutore alla pari. Carpirgli un tratto di umanità è impresa disperata. anche per via della blindatura cinica." (1)

Con queste premesse, è come pretendere di analizzare psicologicamente la sfinge!
Accettando la sfida, della scrittura colpisce la
tendenza massima alla semplificazione grafica: lettere tracciate in modo essenziale che, unitamente al calibro piccolo, portano la personalità alla ricerca continua di ridurre tutto ai minimi termini per cogliere l'essenza netta delle questioni esaminate.
Nessuna arte diplomatica, in Andreotti, ma un pensiero rigoroso, profondamente originale (Disuguale metodicamente), tendente alla profondità e ad una discreta apertura nel giudizio.
Ciò che effettivamente si coglie è una mente inquieta (Scattante), curiosa (Disuguale metodicamente), indagatrice (calibro piccolo), equilibrata nel giudizio (Ponderata).
A livello di sentimento, si coglie qualcosa che ha a che fare con la diffidenza precauzionale, associata senz'altro al segno Rovesciata, ma anche a quella torsione letterale che, a livello di ritmo, rallenta l'espressione del suo pensiero. Essendo un uomo estremamente esigente, anche nei confronti di se stesso, rallenta mentre cerca la sintesi massima del suo pensiero unico e originale. E per fare questo ci vuole tempo.
Leggendo la descrizione di Oriana Fallaci, colpisce il parallelismo con la grafia: " ... si arrotolava in mille giravolte, spirali, quindi tornava per offrirti un discorso modesto e pieno di concretezza." L'apparente modestia e concretezza provengono dalla fortissima tendenza alla semplificazione senza sacrificare in alcun modo l'essenza della cosa esaminata, e non certo al fatto che sia un uomo 'concreto'. Al contrario è un uomo che ama interrogarsi continuamente a livello mentale. Anche il fatto di non aver bisogno di esibire la sua intelligenza, è dovuta alla sua sicurezza interiore in merito alla potenza e all'originalità del suo pensiero (calibro piccolo, disuguale metodicamente, triplice larghezza sopra media: una combinazione di grande potenza!).

Di lui si può dire: in ogni cosa che ha fatto, c'era la piena consapevolezza di un uomo che ha pesato, ponderato, semplificato e molto diffidato, sicuramente degli altri, e probabilmente anche di sé. Per questo la citazione che gli è attribuita, "A pensar male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina", è qualcosa che gli appartiene anche a livello di personalità.


1. Il Venerdì di Repubblica, 9 maggio 2008

sabato 24 maggio 2008

Le donne e l'infinitamente piccolo: Dorothy Hodgkin



Dorothy Mary Crowfoot Hodgkin (1910- 1994) è una delle pochissime scienziate vincitrici di un premio Nobel in ambito scientifico: quello per la chimica - nel 1964 - "per la determinazione delle strutture di importanti sostanze biochimiche tramite l'uso di tecniche legate ai raggi X".
Tra le biomolecole delle quali Hodgkin determinò la struttura figurano il colesterolo (1937), la penicillina (1945), la vitamina B12 (1954), l'insulina (1969), la lattoglobulina, la ferritina, e il virus del mosaico del tabacco.

A sostegno del calibro piccolo, indice di funzioni mentali fortemente sviluppate e affascinate dall'infinitamente piccolo, qui entra in campo anche una forte larghezza tra parole, indice di pensiero critico molto sviluppato. Anzi, nei valori presenti nella Hodkin, la larghezza tra parole indica la presenza di un pensiero ipercritico mai pago dei risultati raggiunti. La personalità, in altri termini, presenta una fortissima dominanza della funzione junghiana di pensiero e un altrettanto forte contenimento di tutto ciò che ha a che fare con il sentimento, al limite della asocialità e sicuramente all'interno di una forte selettività.

domenica 18 maggio 2008

Le donne e l'infinitamente piccolo: Rosalind Franklin


Sembra ormai definitivamente chiarito il contributo di quanti resero possibile a Watson e Crick la scoperta della struttura del materiale genetico, la famosa "doppia elica", che spiega il modo attraverso il quale il Dna si trasmette da un organismo ad un altro. È il 1953 ed il DNA viene alla ribalta: fino allora, si sapeva solo che il Dna era la sostanza che conteneva tutte le informazioni necessarie alla vita. Le cronache del tempo esaltarono il fatto ma non menzionarono la scienziata senza la quale la scoperta non sarebbe stata possibile: Rosalind Franklin.
È a lei che, nel 1951, il direttore del dipartimento di biofisica dell’Università di Londra affida il compito di decifrare la struttura del Dna. In poco tempo, Rosalind mette a frutto i suoi studi e perfeziona la cristallografia a raggi X, una tecnica innovativa che utilizza i raggi X per fotografare i costituenti di tutti i materiali viventi e non viventi, gli atomi. Utilizzando la cristallografia, Franklin riuscì a fare la prima fotografia dello scheletro del Dna e della sua conformazione arrotolata.
Fu quella fotografia, insieme ai dati da lei elaborati, che permise a James Watson e Francis Crick, venuti segretamente in possesso del materiale, di pubblicare nel 1953 la dettagliata descrizione della molecola. Dieci anni dopo, quella pubblicazione valse a Watson, Crick ed a Maurice Wilkins, uno scienziato che lavorava nello stesso laboratorio della Franklin, il premio Nobel per la medicina e la fisiologia. Nessun riconoscimento fu invece assegnato a Rosalind Franklin, la donna che, con le sue fotografie, permise la più grande rivoluzione scientifica del XX secolo e che perfezionò la tecnica della cristallografia a raggi X, ancora oggi il modo principale di decifrare la struttura e la forma delle molecole biologiche. Nell’anonimato, Rosalind Franklin muore di cancro nel 1958.

(Tratto dal sito: www.intrage.it)

Molti anni dopo Watson così ricostruisce i fatti: "Come sapete, le leggende narrano che io e Francis (Crick) abbiamo rubato la struttura ai ricercatori del King's. Mi avevano mostrato il diffrattogramma ottenuto ai raggi X da Rosalind Franklin: wow! era un'elica! Ed ecco che un mese dopo avevamo la struttura; Wilkins non avrebbe mai dovuto mostrarmi la foto.
Non sono andato a frugare in un cassetto per rubarla; mi è stata mostrata, e mi sono state comunicate le dimensioni, il periodo di 34 angstrom che, in effetti, sapevo a mala pena cosa significasse. Be', insomma, la fotografia della Franklin è stata l'evento fondamentale. Dal punto di vista psicologico, è stata una chiamata alle armi." (1)
L'elemento nuovo, in questa descrizione, è l'esplicita ammissione del fatto che la famosa fotografia 51 della Franklin costituì un punto di svolta fondamentale per i due ricercatori.

A parte le ovvie considerazioni sul fatto che è sempre più difficile attribuire le scoperte scientifiche a dei singoli ricercatori, a cause della crescente complessità delle competenze necessarie non solo dal punto di vista scientifico ma anche tecnologico, e l'altrettanta ovvia considerazione che gli uomini sono sempre molto più disposti delle donne a sgomitare per avere riconoscimenti e premi, ciò che mi interessa segnalare in questa sede di studi grafologici è il fatto che l'ingresso delle donne nel mondo dell'infinitamente piccolo ha portato anche per queste un'enorme rimpicciolimento grafico: le donne, buttandosi nel mondo della scienza, non solo hanno invaso un campo che era stato per secoli vissuto come totalmente estraneo, ma anche hanno rinunciato ad incarnare la tradizionale immagine femminile di esseri prevalentemente basati sul sentimento, quindi non abbastanza razionali o logiche per la ricerca scientifica.
Il calibro piccolo segnala sempre che è in atto una grande attività mentale, basta sull'osservazione del reale a scopo investigativo.
Quindi una rivoluzione femminile interiore altrettanto eclatante quanto quella esteriore, data dal vederle entrare, all'inizio, nei santuari del sapere riservati ai soli uomini.


1. Brenda Maddoz, Rosalind Franklin - La donna che scoprì la struttura del DNA, Mondadori, 2004 (da cui è tratta la scrittura riportata sopra).

mercoledì 30 aprile 2008

Il mitico tenore Enrico Caruso

Caruso (1873-19219), noto per la sua calda voce, di grande potere emotivo, fu anche uno dei primi cantanti lirici ad incidere dischi. Nel 1903 debuttò al New York Metropolitan Opera, e qui lavorò per ben 17 anni, interpretando 36 differenti ruoli in 607 rappresentazioni.

Su Wikipedia si legge che:

"Le doti naturali del giovane Caruso, per la verità, non apparivano indiscutibili: aveva voce poco potente, facile all'incrinatura sugli acuti e decisamente "corta", sì che, a volte l'emissione di un semplice "la" naturale poteva causargli delle difficoltà, al punto che lo si sarebbe potuto anche considerare un baritono. Con l'applicazione, tuttavia, Caruso, da intelligente autodidatta particolarmente esigente nei propri confronti, arrivò a sviluppare una personale tecnica vocale (in cui l'intero torace - ad un tempo mantice e organo - vibrava amplificando magnificamente i suoni) tale da correggere tutti i principali difetti dei primi anni di carriera, utilizzando il naturale colore scuro della voce come un elemento di virile seduzione."

E ancora:

"Dopo un'operazione alle corde vocali, subita nel 1910, come ben testimoniato dai dischi, la voce divenne ancora più brunita, talune agilità gli furono precluse e sempre più faticoso divenne l'uso della mezzavoce. Ciò non di meno Caruso rimase un interprete inarrivabile per impeto e passionalità e, almeno fino al si acuto, in grado di afferrare di slancio acuti tonanti che mandavano in visibilio il pubblico e risuonavano anche nelle numerose incisioni di canzoni napoletane. L'onerosissima tecnica vocale elaborata da Caruso fu certamente corresponsabile della sua morte prematura che, peraltro, valse a consacrare il mito del "tenore dei tenori" prima che un reale declino ne potesse intaccare la gloria."

La cosa interessante da osservare è che effettivamente la pressione è distribuita in modo strano: l'alternanza metodica di pressione tra ascendenti-filiformi e discendenti-marcati si verifica a tratti; in altri punti compare un tracciato, invece, quasi filiforme. E' la penna che non scrive bene? Eppure la tendenza si vede, anche se in modo meno intenso, nella seconda scrittura riportata.
Qui ci vorrebbe un esperto di musica per verificare se i vuoti di pressione, che caratterizzano la grafia di Caruso, hanno qualcosa a che fare con le difficoltà vocali di cui si parla sopra.

lunedì 21 aprile 2008

Il soprano Nellie Melba: una voce potente





































Helen Porter Armstrong (1861-1931), adottò il nome di Nellie Melba in ricordo della sua città natale, Melbourne.
Abbandonò l'Australia a 27 anni trasferendosi a Parigi per studiare canto. Ben presto fu scritturata dai più importanti teatri d'opera del mondo.
La sua voce, distribuita su tre ottave di estensione, fece di lei l'interprete ideale per la nascente industria discografica.
La sua voce di soprano lirico, dotata di notevole agilità, fu particolarmente apprezzata in Inghilterra e negli Stati Uniti. Di lei rimangono oggi oltre duecento registrazioni in un repertorio che spaziano dall'opera italiana a quella tedesca a quella francese.



Nel suo libro di grafologia somatica, Il corpo umano dalla scrittura, Moretti indica le caratteristiche della voce atta per il canto:

1. TONO (sonorità): scrittura con aste munite di chiaroscuri naturali in un contesto di fluidità. "La voce sonora ... suppone tutta la libertà di oscillare secondo il tono."

2. INTENSITÀ: può essere drammatica e lirica. "La voce drammatica ha per segni grafologici il chiaroscuro naturale e il segno marcata." (come nella scrittura di Nellie Melba). "La voce lirica ha per segno il chiaroscuro naturale in una scrittura non marcata." (Callas)

"l'arte si desume da altri segni, e principalmente dal segno Sinuosa e dal segno dis. met.
Il primo segno dà agio all'artista di sentire il sentimento del pubblico e creare una corrente tra lui e l'uditorio; il secondo segno gli dà la potenza dell'arte. Ci sono dei cantanti e delle cantanti ammaliatrici appunto per la congiunzione dei segni dis. met. e sinuosa." (C.U., 198)


Osservazione di una non esperta di musica: la marcatura mi sembra eccessiva per la sensibilità attuale, ma giustifica l'eccezionalità dell'estensione.

Da segnalare l'intensità del segno Aperture capo A-O, che favorisce l'interpretazione del sentimento passionale.

lunedì 31 marzo 2008

Leni Riefenstahl (1902 – 2003): la regista del nazismo






Leni Riefenstahl, regista tedesca diventata famosa per i film girati al servizio dei nazisti, è morta nel 2003, poco dopo aver compiuto 100 anni.

Sui suoi rapporti personali con Hitler non è mai stata fatta piena luce. Si sa che fu lei a farsi avanti, esprimendogli in una lettera il desiderio di conoscerlo, affascinata e curiosa dopo uno dei suoi comizi, a Berlino nel 1932.

Dopo la guerra
è stata imprigionata insieme ad altri ufficiali delle SS (uno lo aveva anche sposato); ma ogni tribunale di guerra l'ha assolta, credendo alle sue professioni di inconsapevole e di totale dedizione alla pura arte cinematografica.


La Riefenstahl venne praticamente bandita dall'industria cinematografica tedesca del dopoguerra.
Per stare lontana dalla Germania viaggiò molto e si dedicò soprattutto alla fotografia realizzando in Africa i suoi celebri reportage sulle tribù Nuba.

Alla soglia dei suoi ottanta anni, inizia la scoperta del mondo sottomarino e si dedica alle immersioni subacquee, passione dalla quale è nato il progetto "Impressionen unter Wasser" (2002), documentario di sole immagini e musica sugli abitanti degli oceani, trasmesso in anteprima mondiale (in occasione del suo 100esimo compleanno) dalla rete televisiva franco-tedesca ARTE.

In un'intervista uscita nel supplemento settimanale del "Frankfurter Rundschau", la Riefenstahl si dice al cento per cento pentita di aver incontrato Adolf Hitler. Quasi tutte le sofferenze patite dopo la guerra sono state la conseguenza dell'averlo conosciuto.



Ma non sembra fermarsi la polemica nei suoi confronti; l'ultima è quella che riguarda i 120 zingari che Riefenstahl ha usato come comparse per un suo film, prelevandoli da un campo di concentramento.

Filmare il nazismo l'aveva portata al successo, era diventata una star, conosciuta anche a livello internazionale. È difficile credere che non sapesse e non capisse proprio niente di quello che stava succedendo nella Germania dell'epoca.



La cosa ancora più strana, a livello grafologico, è che rispetto ai pochi capi nazisti di cui abbiamo visto la scrittura (Hitler, Goerin, Goebbels) è l'unica ad avere una triplice larghezza di tutto rispetto, mentre gli altri spiccano per la loro quasi totale mancanza di larghezza tra parole.

E' difficile pensare che non sapesse che cosa stava propagandando, che non vedesse le improvvise sparizioni di quanti pochi prima aveva filmato come eroi del nazismo, poi caduti in disgrazia.
La personalità è molto consapevole, ragionatrice e anche osservatrice.











domenica 16 marzo 2008

L'emancipazione delle donne: Clara Barton


Clara Barton, animata fin da bambina da un inteso spirito umanitario, esercitò questa sua aspirazione in diverse attività, quali l'insegnamento e l'allevamento dei bambini.
Rischiò la vita assistendo i soldati coinvolti nella guerra civile americana, diventando così un'eroina.
La sua fama deriva soprattutto dalle sue attività in favore dell'adesione degli Stati Uniti alla Croce Rossa internazionale.

A questo scopo parlò con il Presidente, con i ministri, con i membri del Congresso, con senatori e deputati, e non ottene che dinieghi, ma non disarmò. Per anni continuò a battersi per la causa della Croce Rossa in mezzo alla generale incomprensione, se non diffidenza.
Finché, nel 1982, Clara Barton riceve una lettera dalla presidenza degli Stati Uniti:
"Ho il gradito privilegio di informarla che il Senato ha ratificato la convenzione di Ginevra, che gli Stati Uniti accettano integralmente.
Il Presidente degli Stati Uniti, Chester Arthur".


La scrittura di Clara Barton ricorda il famoso proverbio "la goccia scava la pietra": non particolari doti creative, né una particolare ricchezza o delicatezza di sentimento (che al contrario risulta piuttosto tecnico, data la presenza del segno Parallela); ma senz'altro la costanza data da un forte temperamento di resistenza. Infatti il segno grafologico Mantiene il rigo è presente nei suoi due requisiti di:
1. tenuta del rigo;
2. omogeneità nell'inclinazione assiale.
Questo fa sì che la personalità si attenga alle sue leggi interiori e non si faccia impressionare dagli aspetti mutevoli della vita; il sentimento tecnico, inoltre, genera una minore sofferenza nei confronti di eventuali dinieghi o incomprensioni.




giovedì 28 febbraio 2008

L'emancipazione delle donne: Rosita Forbes










Rosita Forbes (1890-1967), dopo un primo addestramento al pericolo e ai nervi saldi come guidatrice di ambulanze durante la prima guerra mondiale, nel due decenni successivi si dedicò all'esplorazione di remoti luoghi in Africa e Asia, descrivendo le sue esperienze in brillanti ed intensi libri di viaggi.

Ma che tipo di scrittura avranno mai gli esploratori, siano essi uomini o donne?

Qual è la funzione dominante?

E' l'intuizione che fornisce il fiuto e l'orientamento istintivo, o al contrario è la funzione sensazione (junghiana) ad essere altamente sviluppata in modo che non sfugga niente nell'osservazione dei particolari del mondo fisico, tutti rilevanti ai fini della sopravvivenza?


Qui abbiamo proprio la visione nitida di chi vede tutto e ha una fortissima memoria materiale (Stretta, Accurata, Pendente).

Quindi decisamente è la funzione sensazione ad essere in posizione dominante.

E in più, sì, proprio le aste rette per non mollare.

sabato 16 febbraio 2008

L'emancipazione delle donne: Mary Cassat


Se dovessimo analizzare il movimento di emancipazione femminile dal punto di vista grafologico, è facile vedere che, mentre attualmente le donne usano molto come strategia difensiva il segno Accurata piuttosto che l'angolo, in passato non era così.
La pittrice americana Mary Cassat (1844-1926), che ha dovuto superare enormi resistenze famigliari, sociali e culturali per diventare quello che sentiva di essere - una pittrice impressionista, vale a dire qualcosa di oggettivamente difficile, reso ancor più difficile dal fatto di essere lei una donna e per di più anche americana - mostra nella scrittura la quantità di difese che ha dovuto mettere in atto per portare fino in fondo il suo progetto: l'angolo, in primo luogo, sostenuto da una potente ipercritica, in un contesto di focalizzazione molto mirata (Stretta di lettere, Acuta) e di inflessibilità (Aste rette).

























I suoi quadri, invece, presentano una straordinaria morbidezza e un forte interesse per una delle tematiche più improntate alla tenerezza del sentimento: la maternità.

sabato 26 gennaio 2008

Thomas S. Eliot e il modernismo

Il modernismo, inteso come movimento letterario sviluppatosi fra il 1912 e la Seconda Guerra Mondiale, interessa qui dal punto di vista tecnico come forma poetica basata sull'accostamento di immagini, temi, frammenti, in assenza di linguaggio discorsivo.

La poesia di Eliot rientra in questa corrente: non presenta, cioè, un'ordinata sequenza di pensieri, quanto una serie di immagini o di quadri non collegati l'uno all'altro da connessioni logiche. Il passaggio da un'immagine ad un altra è continuo, brusco e volutamente "strano".

L'innovazione tecnica con cui Eliot esprime la propria poetica è il "correlativo oggettivo": il tentativo di comunicare i propri sentimenti non in prima persona, liricamente, ma attraverso oggetti, situazioni o eventi che - come corrispondenza non personale di quel dato sentire - siano in grado di evocare una emozione.

























La scrittura, in modo assai prevedibile, presenta i segni Disuguale metodicamente, (originalità di pensiero e di sentimento), Staccata (tendenza all'analisi) e Parca (ricerca dell'essenzialità del pensiero e della frase).
Sorprende, invece, l'intensità del segno Contorta: tendenza diretta al controllo materiale, alla psicologia un po' brusca, piuttosto stroncante, perfettamente in linea, però, con il suo desiderio di oggettività rigorosa.
Infatti coloro che hanno il segno Contorta tendono alla meccanica, in quanto questa è basata sul controllo degli ingranaggi. "Il controllo per essere vero ed efficace deve stare nella oggettività come gli ingranaggi stanno nella oggettività della loro funzione. Colui che ha Contorta ha la tendenza diretta ad essere nella oggettività." (G. Moretti, T, 243).

giovedì 17 gennaio 2008

Charles Baudelaire e la poesia moderna


Formalmente ineccepibile ma intensamente emotivo e partecipe dei dolori del mondo: una miscela che in lui diventa esplosiva.
La pubblicazione nel 1857 del suo capolavoro "I fiori del male" sconcerta il pubblico del tempo.
Impossibile restare indifferenti alla sua poesia, alla sua capacità descrittiva, raffinatissima nell'uso del linguaggio e della metrica; ma non è certo il tipo che si accontenta di comporre parole, in quanto i temi che affronta puntano dritti a quel disagio esistenziale, che hanno fatto di lui il simbolo del disadattato a vita, uno sperimentatore a oltranza di ogni forma di trasgressione, e un anticipatore della poesia moderna.
Un grande amore per la vita in tutte le sue manifestazioni, nel bene e nel male, anche nei suoi aspetti più moderni (l'alienazione metropolitana, le trasformazioni inquietanti nel processo di industrializzazione per cui "fiumi di carbone salgono in cielo") e l'impossibilità di sentirsi parte del mondo. Il frequente ricorso a immagini tratte dalla simbologia religiosa (inferni, paradisi, limbi, angeli, demoni) senza - apparentemente - riuscire a incontrare quel Dio che cercava.


















Ma in realtà è proprio lo sguardo che pone sul mondo duale ad essere espressione di una intensa spiritualità. Ad esempio la poesia "Donne dannate" incanta per la complessità di ciò che ha colto nel femminile "dannato" e del suo bisogno di questo femminile "dannato", che lo porta a concludere:

O vergini, o demoni, mostri, martiri, grandi spiriti spregiatori della realtà, assetate d'infinito, devoti o baccanti, piene ora di gridi ora di pianti,
o voi che la mia anima ha inseguito nel vostro inferno, sorelle, tanto più vi amo quanto più vi compiango per i vostri cupi dolori, per le vostre seti mai saziate, per le urne d'amore di cui traboccano i vostri cuori.






































Grafologicamente risulta evidente l'inquietudine interiore (Disuguale metodicamente, Marcata in modo intenso e irregolare), il bisogno di indipendenza (Intozzata I), la tendenza estrema all'essenzialità espressiva (Parca, a volte Staccata) ma anche alla stroncatura (Veloce, Recisa) in un contesto di grande originalità del sentimento e del pensiero.
Suo malgrado, la presenza del segno Pendente indica la presenza di un'affettività che ha bisogno di riversarsi; quindi non ama la solitudine.
Tendenza alla poesia e non al romanzo per la stringatezza grafica (mitigata dalla presenza di qualche riccio), l'essenzialità del tracciato e la capacità di analisi originale.