lunedì 31 marzo 2008

Leni Riefenstahl (1902 – 2003): la regista del nazismo






Leni Riefenstahl, regista tedesca diventata famosa per i film girati al servizio dei nazisti, è morta nel 2003, poco dopo aver compiuto 100 anni.

Sui suoi rapporti personali con Hitler non è mai stata fatta piena luce. Si sa che fu lei a farsi avanti, esprimendogli in una lettera il desiderio di conoscerlo, affascinata e curiosa dopo uno dei suoi comizi, a Berlino nel 1932.

Dopo la guerra
è stata imprigionata insieme ad altri ufficiali delle SS (uno lo aveva anche sposato); ma ogni tribunale di guerra l'ha assolta, credendo alle sue professioni di inconsapevole e di totale dedizione alla pura arte cinematografica.


La Riefenstahl venne praticamente bandita dall'industria cinematografica tedesca del dopoguerra.
Per stare lontana dalla Germania viaggiò molto e si dedicò soprattutto alla fotografia realizzando in Africa i suoi celebri reportage sulle tribù Nuba.

Alla soglia dei suoi ottanta anni, inizia la scoperta del mondo sottomarino e si dedica alle immersioni subacquee, passione dalla quale è nato il progetto "Impressionen unter Wasser" (2002), documentario di sole immagini e musica sugli abitanti degli oceani, trasmesso in anteprima mondiale (in occasione del suo 100esimo compleanno) dalla rete televisiva franco-tedesca ARTE.

In un'intervista uscita nel supplemento settimanale del "Frankfurter Rundschau", la Riefenstahl si dice al cento per cento pentita di aver incontrato Adolf Hitler. Quasi tutte le sofferenze patite dopo la guerra sono state la conseguenza dell'averlo conosciuto.



Ma non sembra fermarsi la polemica nei suoi confronti; l'ultima è quella che riguarda i 120 zingari che Riefenstahl ha usato come comparse per un suo film, prelevandoli da un campo di concentramento.

Filmare il nazismo l'aveva portata al successo, era diventata una star, conosciuta anche a livello internazionale. È difficile credere che non sapesse e non capisse proprio niente di quello che stava succedendo nella Germania dell'epoca.



La cosa ancora più strana, a livello grafologico, è che rispetto ai pochi capi nazisti di cui abbiamo visto la scrittura (Hitler, Goerin, Goebbels) è l'unica ad avere una triplice larghezza di tutto rispetto, mentre gli altri spiccano per la loro quasi totale mancanza di larghezza tra parole.

E' difficile pensare che non sapesse che cosa stava propagandando, che non vedesse le improvvise sparizioni di quanti pochi prima aveva filmato come eroi del nazismo, poi caduti in disgrazia.
La personalità è molto consapevole, ragionatrice e anche osservatrice.











domenica 16 marzo 2008

L'emancipazione delle donne: Clara Barton


Clara Barton, animata fin da bambina da un inteso spirito umanitario, esercitò questa sua aspirazione in diverse attività, quali l'insegnamento e l'allevamento dei bambini.
Rischiò la vita assistendo i soldati coinvolti nella guerra civile americana, diventando così un'eroina.
La sua fama deriva soprattutto dalle sue attività in favore dell'adesione degli Stati Uniti alla Croce Rossa internazionale.

A questo scopo parlò con il Presidente, con i ministri, con i membri del Congresso, con senatori e deputati, e non ottene che dinieghi, ma non disarmò. Per anni continuò a battersi per la causa della Croce Rossa in mezzo alla generale incomprensione, se non diffidenza.
Finché, nel 1982, Clara Barton riceve una lettera dalla presidenza degli Stati Uniti:
"Ho il gradito privilegio di informarla che il Senato ha ratificato la convenzione di Ginevra, che gli Stati Uniti accettano integralmente.
Il Presidente degli Stati Uniti, Chester Arthur".


La scrittura di Clara Barton ricorda il famoso proverbio "la goccia scava la pietra": non particolari doti creative, né una particolare ricchezza o delicatezza di sentimento (che al contrario risulta piuttosto tecnico, data la presenza del segno Parallela); ma senz'altro la costanza data da un forte temperamento di resistenza. Infatti il segno grafologico Mantiene il rigo è presente nei suoi due requisiti di:
1. tenuta del rigo;
2. omogeneità nell'inclinazione assiale.
Questo fa sì che la personalità si attenga alle sue leggi interiori e non si faccia impressionare dagli aspetti mutevoli della vita; il sentimento tecnico, inoltre, genera una minore sofferenza nei confronti di eventuali dinieghi o incomprensioni.