sabato 12 luglio 2008
Telepatia, chiaroveggenza e simili: Erik Jan Hanussen
Come ho letto da qualche parte, sbalorditive qualità telepatiche dovrebbero reggersi o su una straordinaria funzione sensazione o su una straordinaria funzione intuizione. Le due funzioni, ovviamente, procedono in modo opposto, eppure entrambe consentono di individuare interessanti caratteristiche di personalità nella scrittura di coloro che hanno a che fare con il paranormale.
Purtroppo dei più famosi personaggi del secolo scorso che hanno catalizzato l'attenzione sui fenomeni psichici, a livello grafologico si riesce a trovare ben poco. Ma dato l'estremo interesse dei soggetti che vado a presentare, personalmente mi accontento anche di gettare uno sguardo sulla loro firma.
E allora parto con Erik Jan Hanussen (Vienna 1889- Berlino 1933): sguardo magnetico capace di ipnotizzare, eccezionale prestigiatore, sensitivo, veggente, rabdomante, astrologo e grafologo, anche se non interessato all'analisi di personalità (troppo banale) ma al destino umano.
Hanussen ha un talento naturale, ma anche studia con grande impegno la sua materia, in modo da trarre il massimo effetto dalle sue rappresentazioni. Prima sconfina con la ciarlataneria, poi diventa un abile prestigiatore; ma è innegabile anche la sua capacità di medium, di entrare in contatto con qualcosa e di effettuare, sulla base di questo contatto, previsioni o letture psichiche. Hanussen, un po' come Rasputin, a cui è stato spesso paragonato per l'intreccio della sua storia personale con i grandi potenti dell'epoca, riesce a diventare così professionale nelle sue esibizioni, da creare per sé grande fama, moltissimi soldi, veramente esagerati, intense attività di manipolazione sessuale, grazie alle quali attira ancora di più a sé quanti erano in cerca di emozioni forti, amicizie potenti e pericolose (i nazisti) che alla fine gli si ritorceranno contro.
Va da sé che la prestidigitazione richiede grande capacità di osservazione e grande memoria materiale; anche la capacità di effettuare straordinari numeri da "indovino" richiede una memoria in grado di ricordare un elevatissimo numero di trucchi e di combinazioni. In tutte questa capacità siamo tranquillamente entro l'ambito di una funzione sensazione fortemente sviluppata (Accurata, Stretta tra lettere), ipotesi che appare confermata dall'esame della firma.
E la chiaroveggenza?
Hanussen sapeva che le sue "trance" non erano solo un fenomeno da baraccone: c'era un potere reale, che tuttavia, sfuggiva al suo controllo.
Dal punto di vista junghiano, mentre la funzione sensazione era perfettamente articolata e sotto controllo, quella intuizione, essendo quella inferiore, poteva consentirgli eccezionali "centri" o grandi illusioni.
Però l'intuizione scattava in risposta alla sua capacità di vedere, in modo fotografico, tutta la realtà che aveva intorno. E' chiaro che la capacità di vedere tutto, ma veramente tutto il mondo materiale che si ha intorno, compreso il corpo emotivo più denso e perciò più inquietante (scrittura Marcata o Grossa), quello che di solito tendiamo a sfumare perché non lo reggiamo, permette di sviluppare una capacità di agganciare alla realtà più materiale la funzione opposta: l'intuizione, tramite la quale appare il mistero, cioè l'altro volto del reale, quello legato al divenire, che le apparenze più concrete nascondono.
(La seconda foto è tratta dal libro di Mel Gordon, Il Mago di Hitler, Oscar Mondadori)
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